Che cos’è l’insonnia?

Insonnia

Che cos’è l’insonnia?

Nonostante una adeguata opportunità di dormire, l’insonnia potrebbe essere definita come segue:

1difficoltà a iniziare il sonno;

2difficoltà a mantenere il sonno;

3risveglio precoce;

4sonno non ristoratore o di cattiva qualità.

In più possono essere presenti alcuni dei seguenti disturbi durante il giorno:

1fatica, malessere, mancanza di energia, di motivazione o di iniziativa;

2sonnolenza diurna;

3ridotta concentrazione, attenzione e memoria;

4tendenza a fare errori o avere incidenti al lavoro o alla guida;

5disturbi dell’umore, irritabilità, preoccupazioni sul sonno;

6sintomi fisici dovuti alla mancanza di sonno (ad es. mal di testa)

 

Esistono diverse condizioni in cui i disturbi del sonno si accompagnano a disturbi psichiatrici. In alcuni casi l’insonnia può contribuire all’esordio, all’esacerbazione o alla ricaduta in un disturbo psichiatrico.

L’insonnia è anche legata a varie malattie di natura medica e non psichiatrica.

In altri casi l’insonnia appare come disturbo primario, ma nella maggior parte dei casi è un sintomo di una malattia.

 

Categorie di insonnia

Insonnia transitoria
Dura meno di 3 giorni, è causata da stress ambientli o situazionali. Può essere osservata una semplice igiene del sonno o essere prescritti ipnotici per alcuni giorni, ad esempio nel jet lag (sindrome del fuso orario). L’uso di benzodiazepine invece è sconsigliato specie per chi deve sostenere una prova d’esame per il rischio di compromissione delle prestazioni.

Insonnia a breve termine
Dura da 3 giorni a 3 settimane, si accompagna a stress personali come malattia, dolore, lutto, problemi lavorativi. Oltre all’igiene del sonno, si usano ipnotici per 7-10 notti, sospendendoli appena possible.

Insonnia a lungo termine

Si protrae oltre le 3 settimane senza una causa specifica individuabile. In questi casi occorre una valutazione medica, ma spesso non è necessario uno studio completo del sonno.

Le cause biologiche della mancanza di sonno

Chi non riposa bene potrebbe dare la colpa ai suoi geni. Un gruppo di ricercatori provenienti da diversi centri tra cui la Vrije Universiteit di Amsterdam (Olanda) ha identificato sette geni associati al rischio di insonnia. Grazie alle nuove evidenze – spiegano gli autori dello studio pubblicato su Nature Genetics – la ricerca compie dei passi avanti verso una maggiore conoscenza dei meccanismi biologici che causano la predisposizione all’insonnia.

 

Lo studio è stato condotto su circa 113 mila individui. I sette geni al centro della ricerca giocherebbero un ruolo importante nella regolazione della trascrizione, il processo in cui il DNA viene letto per farne una copia di RNA, e dell’esocitosi, ovvero il rilascio di molecole con cui le cellule comunicano con il loro ambiente.

 

Uno dei sette geni era già stato associato ad altri due disturbi del sonno: la sindrome delle gambe senza riposo e il movimento periodico degli arti nel sonno; secondo i ricercatori le varianti genetiche sembrano contribuire a tutti e tre i disturbi. Inoltre sono emerse delle associazioni anche con altre condizioni come i disturbi d’ansa che spesso vanno a braccetto con l’insonnia: probabilmente condividono le stesse basi genetiche.

 

La ricerca ha infine suggerito l’esistenza di differenze di sesso riguardo la presenza di alcune varianti genetiche. Pertanto potrebbero essere diversi i meccanismi biologici che portano all’insonnia negli uomini e nelle donne. Una prima differenza è stata ravvisata dal team nella prevalenza dell’insonnia nel campione: il 33% delle donne con più di 50 anni d’età soffriva d’insonnia, per gli uomini il 24%.

Si è spesso sostenuto che l’insonnia è “tutta nella testa” in realtà lo studio ha trovato tratti comuni con i difetti genetici che predispongono all’ansia, alla depressione e alle nevrosi, quindi ferma restando la componente psicologica, la compresenza con questi disturbi può anche voler dire che le cause dell’insonnia legate ai geni e quindi biologiche sono le stesse di ansia e depressione. I ricercatori hanno trovato anche una differenza legata al sesso, tra i portatori di questa variante nei geni che predispone all’insonnia, le donne colpite erano il 33%, gli uomini solo il 24%.
Prospettive aperte dallo studio sulle cause dell’insonnia
Ovviamente lo studio sarà utile per nuovi approcci terapeutici alla cura dell’insonnia, Il professor van Someren ha definito questa ricerca l’inizio di un cammino nella comprensione dell’insonnia come un disturbo della comunicazione all’interno e tra i neuroni. 

Gli adolescenti non dormono abbastanza

Lo sostiene una ricerca pubblicata sulla rivista Sleep Medicine dagli studiosi statunitensi della San Diego State University di San Diego e dell’Iowa State University di Ames, secondo cui oggi i giovani dormirebbero meno rispetto alle generazioni precedenti, perché tenderebbero a sacrificare il sonno per poter trascorrere più tempo su smartphone e tablet.

 

Nel corso della ricerca, gli autori hanno esaminato i dati provenienti da due sondaggi (The Monitoring the Future survey e Youth Risk Behavior Surveillance System survey) che hanno coinvolto quasi 369.595 adolescenti. Dall’analisi è emerso che nel 2015 circa il 40% dei teenager dormiva meno di 7 ore a notte – una quantità ritenuta insufficiente per la maggior parte degli esperti del sonno. Questa percentuale risultava maggiore del 17% rispetto a quella registrata nel 2009 e addirittura del 58% rispetto a quella rilevata nel 1991.

 

Gli esperti hanno anche osservato che il sonno diminuiva in modo proporzionale con l’aumento del tempo trascorso dai ragazzi su pc, smartphone e tablet. In particolare, è emerso che i ragazzi che utilizzavano questi dispositivi per 5 ore avevano il 50% di probabilità in più di non dormire a sufficienza, rispetto ai loro coetanei che li usavano soltanto un’ora al giorno. Gli scienziati ipotizzano che potrebbe essere stato proprio l’incremento nella diffusione degli smartphone avvenuto a partire dal 2009, ad aver determinato l’incremento del 17% della percentuale di ragazzi che dorme meno di 7 ore a notte, riscontrato tra il 2009 e il 2015.

 

Secondo i ricercatori, i giovani di oggi tenderebbero a dormire di meno perché preferirebbero sacrificare le ore di sonno per poter trascorrere più tempo su smartphone e tablet. Inoltre, studi precedenti hanno dimostrato che le onde luminose emesse da questi dispositivi possono interferire con il normale ritmo circadiano, rendendo più difficile addormentarsi. Ma dato che per molti teenager smartphone e tablet rappresentano una parte indispensabile della loro vita quotidiana, gli esperti ritengono che occorra puntare sulla moderazione: limitare l’uso di questi dispositivi a 2 ore al giorno, dovrebbe permettere di riposare a sufficienza.

 

“Data l’importanza del sonno per la salute fisica e per quella mentale, gli adolescenti e gli adulti dovrebbero verificare se l’uso dello smartphone interferisce con il loro sonno – conclude la dottoressa Twenge -. È particolarmente importante non utilizzare questi dispositivi prima di andare a letto, perché potrebbero impedire loro di prendere sonno”.

Ansia e Insonnia

Nel disturbo da insonnia, l’ansia causa e aumenta il problema.

Sicuramente un evento stressante, come ad esempio un lutto, un problema professionale o relazionale può provocare un insonnia di tipo temporaneo, la quale però non deve essere sottovalutata; questo perché anche i disturbi occasionali del sonno, se non trattati adeguatamente, possono divenire cronici.

Un modello eziologico dell’insonnia, elaborato da Spielman (1987) identifica tre fattori responsabili dello sviluppo del disturbo:

I fattori Predisponenti;

I fattori Precipitanti;

I fattori Perpetuanti.

I fattori Predisponenti sono quelli in base ai quali alcune persone hanno una predisposizione maggiore rispetto ad altri a sviluppare insonnia. Potrebbe trattarsi di alcuni dei contesti stressanti sopracitati oppure di alcune caratteristiche individuali, come ad esempio l’essere iper – vigili o ansiosi. Perché infatti l’ansia, affiancata ad episodi di rimuginio e ruminazione, contribuisce a stimolare i meccanismi che promuovono la veglia, ostacolando di conseguenza il sonno.

I fattori Precipitanti determinano l’insorgenza vera e propria del disturbo da insonnia. Si tratta di quegli elementi che in un certo senso vanno ad aggravare la predisposizione del soggetto a non dormire; potrebbe ad esempio trattarsi di qualche episodio specifico, come il verificarsi di un evento ingestibile, l’accentuarsi di problemi lavorativi, relazionali, di salute, o la presenza di preoccupazioni.

Il disturbo da insonnia è mantenuto nel tempo dai fattori Perpetuanti. Questi ultimi non sono altro che comportamenti disfunzionali messi in atto da parte del soggetto per riuscire a dormire. Alla base di essi vi è però un’ansia che tiene in vita il disturbo, impedendo al contempo di debellarlo.

La persona con un’insonnia cronica pensa, rimugina sul suo stato e sul danno che il non dormire potrebbe arrecare. Tenta in tutti i modi di trovare una soluzione che possa consentirgli di dormire adeguatamente, al contempo si preoccupa delle possibili ripercussioni a cui potrebbero condurre le poche ore di sonno in quei momenti in cui sarebbe necessario essere riposati e concentrati.

L’ansia generata dal timore di non dormire alimenta l’insonnia che, a sua volta, aggiunge ulteriore ansia aumentando l’arousal e generando un circolo vizioso che renderà ancora più difficile il dormire (Marzano, Corrias).

Tutto ciò potrebbe proseguire all’infinito con la produzione di altri pensieri disfunzionali e la messa in atto di comportamenti compensativi errati i quali a loro volta incrementano il disturbo.

I pensieri sono all’origine delle emozioni e dei comportamenti. In questo caso si tratta di distorsioni cognitive, in quanto causano emozioni negative e rappresentano modi attraverso cui la mente umana si convince di qualcosa, a prescindere che sia vero oppure no (Palagini e all, 2012).

Cosa fare

Per rendere questi pensieri notturni più funzionali è necessario modificarli, e ciò sarà possibile mediante la psicoterapia ad esempio.

In questo caso, una volta accertato che alla base del disturbo da insonnia vi sia un’ansia che quale ostacola la serenità della persona, impedendo al contempo il riposo di cui l’organismo ha bisogno, sarà possibile intervenire su pensieri ed emozioni sgradevoli che il soggetto sperimenta.

Anche l’addormentarsi, che all’apparenza sembra un’attività banale, potrebbe richiedere delle difficoltà. Spesso andrebbero affrontate e gestite le proprie emozioni negative al fine di poter riposare adeguatamente.