PSICOLOGIA E PSICOTERAPIA ETÀ EVOLUTIVA
La PSICOLOGIA CLINICA DELL’ETA’ EVOLUTIVA è una branca della psicologia che si occupa di comprendere il malessere del bambino e dell’adolescente nelle sue diverse manifestazioni.
Per dare un nome e un valore alle problematiche che si presentano, occorre effettuare una valutazione attenta, basata su un ascolto non giudicante della storia che ogni singolo bambino o ragazzo porta con sé. Nel fare ciò, lo psicologo si serve di strumenti quali colloqui clinici con i genitori e il minore, somministrazione se necessario di test psicodiagnostici volti a valutare lo stile di funzionamento emotivo e relazionale del bambino/ragazzo.
In base alla fascia d’età e al contesto in cui si trova, un bambino o un ragazzo può infatti manifestare comportamenti poco adattivi a scuola, nel relazionarsi con i coetanei o con gli adulti di riferimento, oppure mostrare sintomi specifici (quali ad esempio disturbi del sonno, problemi alimentari, sintomi psicosomatici, ansia e fobie, scoppi di rabbia..).
La psicoterapia, che letteralmente significa “cura dell’anima”, è una branca della psicologia che racchiude le varie terapie della psiche che si occupano di analizzare e dare ascolto ai processi psicologici alla base di malessere e sintomi come ad es. ansia, depressione, fobie. L’obiettivo è quello di favorire un processo di consapevolezza e di cambiamento interiore, che possa portare la persona a “sentirsi meglio nei propri panni”, sperimentando un senso di maggior benessere e fiducia.
Questo si applica anche alla PSICOTERAPIA DELL’ETÀ EVOLUTIVA, un ambito di terapia psicologica specificamente rivolto a bambini e ragazzi di età compresa tra i 4/5 anni e l’adolescenza. Nell’età evolutiva spesso possono manifestarsi malesseri e sintomi psichici o fisici che vanno accolti e ascoltati con uno sguardo attento e non giudicante , per capire quale sia il bisogno evolutivo sottostante.
E’ infatti importante considerare il sintomo del bambino/ragazzo come la miglior “soluzione” messa in atto da QUEL bambino, in QUEL contestofamiliare e/o scolastico: tuttavia, a volte questa “soluzione” può bloccare le risorse di crescita e di adattamento positivo all’ambiente di vita del minore, ovvero la famiglia e/o la scuola.
Nel cercare di “curare” l’anima di un soggetto in crescita, allora, è importante considerare l’ambiente e le relazioni come elementi positivi da attivare: non ci si può prendere cura del malessere di un bambino/ragazzo senza prendersi cura del suo ambiente di riferimento, la famiglia e i genitori in primis, spesso lasciato solo a gestire fatiche e domande senza risposta.
Lo sguardo del terapeuta deve quindi allearsi a quello dei genitori, che sono i più preziosi riferimenti che il bambino ha, per provare insieme a VEDERE il proprio figlio non come un problema da risolvere, ma come un mondo da scoprire.
AREA PSICO-PEDAGOGICA
Sportello genitori:
uno spazio di ascolto, accoglienza, supporto e affiancamento, a disposizione dei genitori. Un aiuto nello svolgimento del proprio ruolo e diffusione di esperienze e riflessioni sui problemi della famiglia, dell’educazione, dell’infanzia e dell’adolescenza.
Percorsi personalizzati per costruire un metodo di studio efficace:
- bambini e ragazzi che, pur dedicando tempo allo studio, non sono soddisfatti dei risultati conseguiti;
- situazioni in cui il momento dei compiti diventa occasione di stress e di conflitto con i genitori.
In questi casi potrebbero essere utili percorsi paralleli per lavorare sulle dinamiche relazionali che si innescano durante il momento dedicato ai compiti.
Obiettivi:
- essere consapevoli dei propri punti di forza e debolezza riguardo allo studio
- individuare le strategie di apprendimento più adeguate alle proprie caratteristiche
- aumentare il senso di competenza e auto-efficacia.
Dopo un’accurata indagine psicodiagnostica, finalizzata a delineare il funzionamento del paziente e le manifestazioni sintomatologiche, è possibile scegliere l’intervento (o gli interventi) più adatto.
A seconda delle situazioni, il trattamento terapeutico può essere finalizzato al superamento dei sintomi determinati dall’esperienza traumatica, oppure alla risoluzione delle difficoltà emotive preesistenti, che il trauma ha portato in superficie.
Vedi anche Trauma e EMDR
I disturbi d’ansia rappresentano le problematiche psicologiche più comuni in età evolutiva.
Così come per le persone adulte, anche nei bambini, l‘ansia è connotata da pensieri che riguardano il timore che accadano “cose brutte” alle persone care, o pensieri circa la paura di non farcela.
Nei bambini e negli adolescenti l’ansia si manifesta principalmente con preoccupazioni relative agli impegni scolastici o alle prestazioni in generale, come gli impegni sportivi, o gli impegni sociali.
Può essere presente una tendenza al perfezionismo che genera uno stato di tensione, che può causare o un impegno eccessivo o in comportamenti di evitamento.
Anche nei bambini l’ansia può esprimersi attraverso il corpo sotto forma di sintomi somatici come:
- mal di testa,
- vomito,
- mal di pancia,
- riduzione della capacità di attenzione,
- distrazione e
- svogliatezza .
L’ansia, la preoccupazione, o i sintomi fisici causano disagio clinicamente significativo e difficoltà in contesto sociale, scolastico, o in altre aree importanti.
I disturbi d’ansia più frequenti nell’infanzia sono (si veda DSM-V):
- Disturbo d’ansia di separazione (paura o ansia eccessiva e inappropriata rispetto allo stadio di sviluppo, che riguarda la separazione da coloro a cui l’individuo è attaccato);
- Mutismo selettivo (costante incapacità di parlare in situazioni sociali specifiche in cui ci si aspetta che si parli);
- Fobia specifica (paura o ansia marcate verso un oggetto o situazioni specifiche come ad es. animali, iniezioni, volare ecc.);
- Disturbo d’ansia sociale (fobia sociale): paura o ansia marcate relative a una o più situazioni sociali nelle quali lìindividuo è esposto al possibile esame degli altri;
- Disturbo di panico (ricorrenti attacchi di panico inaspettati: un attacco di panico consiste nella comparsa improvvisa di paura o disagio intansi che raggiunge il picco in pochi minuti);
- Agorafobia (paura o ansia marcate relative a due o più delle seguenti cinque situazioni: utilizzo di trasporti pubblici; trovarsi in spazzi aperti; trovarsi in spazi chiusi; stare in fila oppure tra la folla; essere fuori casa da soli);
- Disturbo d’ansia generalizzata (ansia o preoccupazioni eccessive che si manifestano per la maggior parte die giorni poer almeno 6 mesi relative ad una quantità di eventi o attività).
Diagnosi
Il riconoscimento precoce di un problema d’ansia e una corretta presa in carico del problema può ridurre il rischio che si sviluppino problemi più gravi in una fase successiva, o che s’instaurino delle patologie.
La valutazione e la diagnosi di un Disturbo d’Ansia può essere effettuata, attraverso colloqui e l’eventuale somministrazione di test e questionari, dallo psicologo o dal neuropsichiatra infantile.
Trattamento
Nel mio studio vengono praticate tecniche cognitivo-comportamentali che, nel caso dei disturbi d’ansia, consistono nell’aiutare il bambino a:
- riconoscere, identificare e monitorare i pensieri ansiogeni;
- alfabetizzazione emotiva per la regolazione delle emozioni;
- identificare pensieri realistici da sostituire a quelli “catastrofici”;
- mettere in discussione le conseguenze della situazione temuta;
- apprendere tecniche di rilassamento;
- esporsi graduale alle situazioni temute riducendo i comportamenti di evitamento.
I disturbi dell’alimentazione in età evolutiva consistono in disturbi del comportamento alimentare e nutrizionale che si manifestano durante il processo dello sviluppo, della crescita e della maturazione psico-fisica dell’individuo, che intercorre dall’infanzia all’adolescenza e dall’adolescenza all’inizio dell’età adulta.
Il DSM IV TR (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali quarta edizione text revision) elenca nel seguente modo i disturbi dell’alimentazione dell’età evolutiva:
- Anoressia nervosa;
- Bulimia nervosa;
- Pica;
- Disturbo di Ruminazione;
- Disturbo nutrizionale dell’infanzia e della fanciullezza.
Anoressia nervosa
Trattasi di un’affezione psichiatrica e psicologica di maggior rilievo clinico e sociale, caratterizzata da un difetto strutturale della propria identità psico-fisica e da un’alterata immagine corporea percepite dalla paziente anoressica.
Secondo l’etimologia della parola, il termine anoressia deriva dal greco e significa “mancanza di appetito”, anche se in realtà non si verifica affatto un’assenza di appetito, anzi c’è una ricerca massiccia di cibo e soprattutto della magrezza, correlata ad un’ossessiva paura e preoccupazione di ingrassare, percependo come grasse alcune parti del corpo (glutei, addome e cosce).
Di conseguenza la perdita di peso diventa un successo, mentre l’aumento di peso procura un calo di autostima, di motivazione e di autocontrollo.
Bulimia nervosa,
Denominata anche “Disturbo Alimentare Psicogeno” è caratterizzata dall’ingestione, per tempi prolungati, di enormi quantità di cibo che prendono il nome di crisi bulimiche, e si associano all’assunzione di diuretici e purganti per eliminare tutto ciò che è stato ingerito, oppure generando vomito, digiuni e attività fisica intensa.
Colpisce prevalentemente le donne in tarda pre-adolescenza (13 anni) e in tarda adolescenza (20 anni), e il 70% di esse sono anche anoressiche, anzi, nella stragrande maggioranza dei casi sviluppano prima una condotta alimentare di tipo anoressico e in seguito di tipo bulimico.
Gli episodi bulimici sono spesso contrassegnati da:
- bipolarismo,
- fobia sociale,
- condotte evitanti,
- ansia,
- stress,
- demotivazione e
- depressione.
Pica
La Pica è un disturbo alimentare presente nei contesti sociali disagiati, come ad es.:
- bambini che vivono in mancanza di cure igienico-sanitarie,
- bambini con carenze affettive e di scarso attaccamento materno.
Essa consiste in un costante ingerimento di sostanze non alimentari che si protrae per oltre 30 gg.
Disturbo di Ruminazione
Il disturbo di ruminazione è un disturbo alimentare tipicamente infantile, colpendo prima dei 12 mesi di età, i bambini orfani o i bambini che vivono dissidi interfamiliari. Esso consiste in un continuo e frequente rimasticamento del cibo appena ingerito, verificandosi in una fase evolutiva in cui il bambino ha sviluppato tale capacità e si protrae per oltre 30gg.
I sintomi e i segni clinici del disturbo non sono dovuti a nessuna condizione medica generale.
Disturbi dell’alimentazione dell’infanzia
Il disturbo colpisce nei primi anni di vita, colpendo i bambini orfani o vittime di violenze all’interno del contesto familiare, con eventuale presenza di affezioni mentali da parte dei genitori.
I piccoli pazienti affetti sono ostinatamente incapaci di mangiare correttamente, e tale condotta alimentare non influisce affatto sul peso, anche se talvolta si tende a perdere qualche Kg con tale abitudine alimentare scorretta.
Prevenzione dei disturbi dell’alimentazione
La prevenzione dei disturbi disturbi dell’alimentazione in età evolutiva ha una triplice funzionalità:
- La prevenzione primaria: previene la manifestazione della patologia. Si interviene con un’adeguata educazione alimentare allo scopo di correggere il modo di percepire la propria immagine corporea, lavorando sia sul rapporto con il proprio corpo e sia sul rapporto con se stessi;
- La prevenzione secondaria: riduce i tempi che decorrono dall’insorgenza del disturbo al trattamento terapeutico;
- La prevenzione terziaria: riduce il rischio che peggiori la malattia, in seguito alla sua comparsa.
I piani di prevenzione hanno molteplici obiettivi:
- aumentare l’autostima, l’autocontrollo, l’autonomia e il coraggio;
- ridurre l’esposizione ad eventi stressogeni, l’ossessione verso il proprio aspetto fisico;
- correggere le abitudini alimentari;
- migliorare il rapporto con i propri sentimenti, con le proprie emozioni e con il mondo esterno.
Terapia dei disturbi dell’alimentazione
Ogni trattamento terapeutico dei disturbi dell’alimentazione varia da caso a caso, deve essere personalizzato e adattato su ciascun paziente.
Esso va definito in base alla storia clinica, alla valutazione diagnostica, alla sintomatologia riportata, alla sua storia familiare e al contesto sociale in cui è inserito. Vanno valutate anche le aspettative e i bisogni dei soggetti.
Solitamente la terapia farmacologica associata a quella psicoterapica durano un paio di anni e i soggetti vengono supervisionati da un equipe multidisciplinare costituito da: medici, psicologi, nutrizionisti, educatori, neurologi ed endocrinologi.
I trattamenti in genere sono lunghi e duraturi, ma se i pazienti seguono e rispettano alla lettera tutte le fasi degli interventi terapeutici prescritti dall’equipe di supervisione allora avranno ottime aspettative di completa guarigione.
- Disordini dello sviluppo in eta evolutiva.
- Disordini dell’attaccamento.
- Sostegno alla genitorialità.
- Disordini alimentari nella prima infanzia.
- Disturbi pervasivi dello sviluppo.
- Disturbi del comportamento. Disturbi d’ansia nei primi anni di vita.
Disordini in età scolare
- Disturbi d’ansia e depressione in eta scolare.
- Disturbo d’attenzione e iperattivita.
- Disturbi del comportamento.
- Disturbo ossessivo compulsivo.
- Dimensione psicologica della malattia organica acuta e cronica in eta pediatrica: valutazione, intervento e parent training.
Disordini in età adolescenziale
- Difficolta relazionali ed affettive.
- Disturbi di personalita.
- Abuso di sostanze.
- Depressione e ansia adolescenziale.
- Disturbo post-traumatico da stress.
- Dimensione psicologica nel percorso di separazione e divorzio.
Disordini familiari
- Disturbi delle abitudini alimentari (anoressia nervosa, bulimia, obesita).
- Confusione dei ruoli genitoriali.
- Genitori in difficolta nella gestione dei figli.
- Separazioni coniugali o divorzi.
- Difficolta nell’elaborazione di un lutto.
- Psicodiagnosi – consiste in 4/5 colloqui in cui, a seconda della richiesta, vengono somministrati dei test emotivi/comportamentali o effettuata l’osservazione del comportamento del bambino in situazioni di gioco libero e/o strutturato. L’obiettivo è quello di valutare l’adeguatezza del bambino in relazione all’età, le sue capacità relazionali con gli adulti e con i pari e l’area cognitiva. Attraverso il percorso di psicodiagnosi si riesce a valutare anche la relazione tra aspetti emotivi e cognitivi e l’influenza degli uni sugli altri.
- Sostegno alla genitorialità – per i genitori spesso il disagio di un bambino può essere fonte di sofferenza e preoccupazione; in questi casi avere uno spazio dove essere ascoltati da un professionista può essere di grande aiuto per comprendere meglio le proprie emozioni e quelle del proprio bambino.
- Psicoterapia dell’età evolutiva – se dalla psicodiagnosi effettuata con il bambino emergono sofferenze più significative e strutturate o il disagio influisce sul normale svolgersi della vita familiare e scolastica, è necessario intraprendere una psicoterapia dell’età evolutiva al fine di ridurre i sintomi e curare il disagio. Attraverso il dialogo, il gioco o il disegno, il terapeuta aiuta il bambino a comprendere i suoi pensieri negativi, a riconoscere le emozioni che ne conseguono e i comportamenti sintomatici. Questo lavoro di comprensione e riconoscimento dei propri vissuti, insieme alla condivisione con i genitori, può dare inizio ad un cambiamento e quindi di riduzione della sintomatologia e del disagio.
- Parent Training – è uno spazio offerto ai soli genitori dove un esperto (lo psicoterapeuta) fornisce delle indicazioni pratiche per gestire situazioni concrete esemplificate durante la seduta. Il terapeuta accompagna i genitori a riflettere sulla propria storia personale e su come questa possa talvolta influenzare il proprio stile genitoriale; l’obiettivo centrale del lavoro è quello di aiutare a capire le proprie criticità e motivare al cambiamento verso uno stile educativo più funzionale e sereno per tutta la famiglia. Questo trattamento si è rivelato utile per molti disturbi dell’età evolutiva ed in particolare per il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD).
- EMDR (Eyes Movement Desensitization and Reprocessing) – è un metodo utilizzato prevalentemente nel trattamento dei traumi come lutti, separazioni, incidenti, disastri naturali, violenze ed abusi sessuali e/o psicologici. Viene inserito all’interno del percorso psicoterapeutico ed è finalizzato alla desensibilizzazione rapida degli eventi traumatici ed alla conseguente riduzione del sintomo e del disagio (stress emotivo, pensieri invadenti, ansia, flashbacks, incubi). L’EMDR ė un metodo molto utilizzato e molto efficace anche nel trattamento di bambini e adolescenti: può succedere, infatti, che il bambino viva esperienze brutte, tristi o che possono dare fastidio come essere vittima di bullismo, assistere o subire incidenti, essere vittima di violenze. Queste esperienze possono accadere una o più volte, anche per anni. Brutti eventi come questi possono portare il bambino o il ragazzo a sentirsi a disagio e/o diverso dagli altri e le immagini di quello che è accaduto possono continuare a tornare in mente togliendo la voglia di fare, facendo arrabbiare o distraendo il bambino. Grazie al trattamento EMDR questa condizione può migliorare e i sintomi possono prima affievolirsi e poi scomparire del tutto.
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