BULLISMO: RELAZIONI PERICOLOSE – TIPI DI BULLISMO E CYBERBULLISMO –

Cosa si intende per bullismo

Con il termine bullismo s’intende definire un comportamento aggressivo ripetitivo nei confronti di chi non è in grado di difendersi. Solitamente, i ruoli del bullismo sono ben definiti: da una parte c’è il bullo, colui che attua dei comportamenti violenti fisicamente e/o psicologicamente e dall’altra parte la vittima, colui che invece subisce tali atteggiamenti. La sofferenza psicologica e l’esclusione sociale sono sperimentate di sovente da bambini che, senza sceglierlo, si ritrovano a vestire il ruolo della vittima subendo ripetute umiliazioni da coloro che invece ricoprono il ruolo di bullo.

 

Il profilo del bullo:

 è un ragazzo che ha bisogno di potere e dominio sugli altri, ha bisogno di affermarsi in un gruppo con la forza, trova divertimento nel mettere in atto comportamenti prevaricatori.

Perché? Semplicemente perché i suoi modi di fare gli fanno riscuotere successo, popolarità, ammirazione, rispetto e consenso nel gruppo. Il bullo si sente un leader, anche se

in realtà non possiede le caratteristiche fondamentali del leader, quali l’empatia, l’abilità a relazionarsi, la valorizzazione e il coinvolgimento degli altri, il senso della comunità, l’agire efficacemente, l’essere attento al clima del gruppo e ad arbitrare eventuali conflitti.

 

DUE DIVERSE TIPOLOGIE

All’interno del fenomeno del bullismo, è possibile distinguere : 

1- il bullismo diretto e 

2- il bullismo indiretto. 

 

1- Nel caso del bullismo diretto, ci si riferisce ad esplicite azioni violente nei confronti della vittima, azioni violente che possono essere sia di tipo fisico, come il picchiare, lo spingere, il far cadere e sia di tipo verbale, come le offese e le prese in giro insistenti e ripetute. 

 

2- Nel caso del bullismo indiretto, invece, ci si riferisce ad azioni e comportamenti che mirano a danneggiare la vittima nelle sue relazioni con gli altri: tipici esempi di bullismo indiretto possono essere la diffusione di calunnie o notizie false nei confronti di una persona, la sua esclusione da un gruppo oppure il suo sistematico isolamento. Quando le azioni di bullismo si verificano attraverso internet (come ad esempio sui social network) oppure attraverso il telefono cellulare, si parla di cyberbullismo. 

 

Nel bullismo, quindi, c’è persistenza nel tempo poichè le azioni dei bulli possono durare per settimane, mesi o anni e c’è asimmetria nella relazione, vale a dire uno squilibrio di potere tra chi compie l’azione e chi la subisce, ad esempio per ragioni di età, di forza, di genere e per la popolarità che il bullo ha nel gruppo di suoi coetanei.

 

AUTOSTIMA E BULLISMO

Come già spiegato, le principali caratteristiche che permettono di definire un episodio con l’etichetta “bullismo” sono:

l’intenzionalità del comportamento aggressivo agito, la sistematicità delle azioni aggressive fino a divenire persecutorie (non basta un episodio perché vi sia bullismo) e l’asimmetria di potere tra vittima e persecutore.

I comportamenti violenti, quindi, che caratterizzano il bullismo sono i seguenti:

– Offese, parolacce e insulti;

– Derisione per l’aspetto fisico o per il modo di parlare;

– Diffamazione;

– Esclusione per le proprie opinioni;

– Aggressioni fisiche.

 

Il valore e la stima che attribuiamo a noi stessi ha rilevanza nei fenomeni di bullismo.

La maggior parte degli studi condotti nel settore si trova concorde nel sostenere che i bambini vittime di bullismo soffrono di scarsa autostima, hanno un’opinione negativa di sé e delle proprie competenze (Menesini, 2000).

Capita infatti molto spesso che i bambini tiranneggiati dai compagni mettano in dubbio il proprio valore, precipitando in stati di ansia e frustrazione.

Essi talvolta diventano anche un obiettivo di attrazione per il bullo, in quanto non sanno come affrontarlo. Tendono a vedere sconfitte temporanee come permanenti e molto frequentemente accade che qualcun altro (psicologicamente più forte) prenda su di loro il sopravvento.

Il fatto che i bulli percepiscano se stessi come ben visti non vuol dire che essi realmente lo siano. Spesso accade che le persone che hanno un comportamento da bullo si mostrano come superiori e potenti, ma in realtà essi non pensano questo di se stessi.

 

                                                                               CYBERBULLISMO

Il cyberbullismo è definito come un atto aggressivo, intenzionale condotto da un individuo o un gruppo usando varie forme di contatto elettronico, ripetuto nel tempo contro una vittima che non può facilmente difendersi. 

Esso ha però delle caratteristiche identificative proprie: il bullo può mantenere nella rete l’anonimato, ha un pubblico più vasto, ossia il Web, e può controllare le informazioni personali della sua vittima.

La vittima al contrario, può avere delle difficoltà a scollegarsi dall’ambiente informatico, non sempre ha la possibilità di vedere il volto del suo aggressore, e può avere una scarsa conoscenza circa i rischi insiti nella condivisione delle informazioni personali su Internet. 

I segnali che possono aiutare un genitore a capire se il proprio figlio è vittima di cyberbullismo sono i seguenti:

– Utilizzo eccessivo di internet.

– Chiudere le finestre aperte del computer quando si entra nella camera oppure rifiuto ad utilizzare Internet.

– Comportamenti insoliti.

– Lunghe chiamate telefoniche ed omissione dell’interlocutore.

– Immagini insolite trovate nel computer.

– Disturbi del sonno.

– Disturbi dell’alimentazione.

– Disturbi psicosomatici (mal di pancia, mal di testa, ecc).

– Mancanza di interesse in occasione di eventi sociali che includono altri studenti.

– Chiamate frequenti da scuola per essere riportati a casa.

– Bassa autostima.

– Inspiegabili beni personali guasti, perdita di denaro, perdita di oggetti personali.