IL COLLOQUIO CLINICO

CHE COS’E’?

Il colloquio clinico è un dialogo tra uno psicologo e un paziente.

CHE SCOPO HA?

Ha lo scopo di aiutare lo psicologo a fare una diagnosi e pianificare una terapia per il paziente. 

SPESSO MI CHIEDONO …

Quale è la principale differenza fra una normale conversazione e il colloquio clinico? 

  • Il colloquio clinico ha lo scopo di raccogliere dati per fare una diagnosi.  
  • Nel colloquio clinico i ruoli sono chiaramente definiti: il paziente (o cliente) e il professionista psicologo. Questo significa che la conversazione verterà completamente sui problemi del paziente e lo psicologo avrà il ruolo di ascoltare, consigliare, sostenere il paziente, senza mai parlare dei suoi problemi personali. 
  • Il colloquio clinico avviene entro un periodo di tempo definito, programmato in anticipo.

Quali garanzie offre il colloquio clinico, rispetto alla conversazione con un amico? 

  • Prima di tutto, lo psicologo che conduce un colloquio clinico deve offrire uno spazio sicuro per la conversazione. Il paziente deve potersi aprire completamente, senza sentirsi giudicato. 
  • Inoltre, lo psicologo è tenuto alla privacy e dunque a non condividere le informazioni ricevute con altre persone, a meno che non vi sia un pericolo immediato per il paziente stesso, o per terze persone. 

QUALI SONO LE CARATTERISTICHE DEL COLLOQUIO CLINICO?

Durante un colloquio è necessario che il professionista tenga conto dei segni, dei sintomi espressi dal paziente e del suo modo di comunicare. 

I segni sono reperti obiettivi (si può ad esempio notare un rallentamento psicomotorio nel paziente, un linguaggio non verbale che esprime insicurezza ecc.), 

I sintomi sono raccontati dallo stesso paziente: sono infatti le sue esperienze soggettive (il paziente può ad esempio raccontare della mancanza di appetito, della difficoltà ad alzarsi al mattino, della tachicardia ogni volta che entra in un supermercato, ecc.). 

Questi segni e questi sintomi sono in genere molto comuni e riguardano la maggior parte degli esseri umani: ciò che varia, fra quella che consideriamo “normalità” e quella che consideriamo “patologia” è la loro frequenza e la loro intensità. 

Il modo di comunicare si distingue nel suo complesso in: 1- linguaggio verbale (modo di esprimesri); 2- paraverbale (suoni vocali che non sono parole, come oh! Ah!, ecc.); 3- non verbale (postura, prossemica, mimica, gestualità, ecc.); 4- simbolico (gli oggetti che utilizza la persona per trasmettere dei significati).